San Simon de Rojas Religioso Trinitario
28 settembre
Valladolid, Spagna, 28 ottobre 1552 – 29 settembre 1624
Le prime parole dette all’età di 14 mesi furono: «Ave, Maria». Da piccolo non faceva che ripetere la preghiera mariana recitata frequentemente dai genitori. Simón nacque a Valladolid, in Castiglia il 28 ottobre 1552. Dodicenne, entrò nel convento trinitario della sua città natale dove fece la professione religiosa nel 1572. Il 14 aprile 1612 fondò la Congregazione degli Schiavi del Dolcissimo Nome di Maria. Attraverso profondi studi teologici, comprese sempre meglio la missione di Maria e la sua cooperazione con la Trinità alla salvezza del genere umano. Si proclamava lo “schiavo” della Madre del Signore, dichiarandosi «totus Suus» per unirsi più intimamente al Cristo e, attraverso lo Spirito, al Padre. La Congregazione da lui fondata era aperta ai laici provenienti da ogni ceto sociale. Gli iscritti, tra i quali anche il re e i figli, impegnandosi a onorare Maria, assistevano maternamente i suoi prediletti: i poveri. Morì a Madrid il 29 settembre 1624. Venne beatificato da Clemente XIII il 19 maggio 1766. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Madrid in Spagna, san Simone de Rojas, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità per la liberazione degli schiavi, che, membro del seguito della regina di Spagna, non accettò mai né carro né compenso, ma tra i regali splendori si mostrò sempre umile, povero, misericordioso verso i miseri e ardente di devozione per Dio.
Il P. Simon de Rojas, dell’Ordine Trinitario, nacque a Valladolid, in Castiglia (Spagna), il 28 ottobre 1552. Dodicenne, entrò nel convento trinitario della sua città natale dove fece la sua professione religiosa il 28 ottobre 1572; Studiò all’università di Salamanca dal 1573 al 1579; fu ordinato sacerdote nel 1577; insegnò filosofia e teologia a Toledo, dal 1581 al 1587; dal 1588 alla sua morte, espletò con grande prudenza l’ufficio di superiore in vari conventi della Sua provincia e fu inviato come Visitatore apostolico due volte nella sua provincia di Castiglia ed una in quella dell’Andalusia; il 14 aprile 1612, fondò la Congregazione degli Schiavi del Dolcissimo Nome di Maria; nel 1619 fu nominato precettore degli Infanti di Spagna; il 12 maggio 1621 venne eletto Provinciale della Castiglia; il 1° gennaio 1622 fu scelto quale confessore della Regina Isabella di Borbone; morì il 29 settembre 1624 a Madrid.
La sua canonizzazione, in quest’anno mariano, glorifica colui che, per la sua tenera devozione a Maria, Lope de Vega paragona a S. Bernardo di Chiaravalle e a S. Ildefonso di Toledo. Fu la mamma, la virtuosa Costanza, che istillò e fece germogliare nell’anima di Simone l’amore a Maria. Il culto che le tributava continuamente insieme al marito Gregorio, fa ben capire perché Simone, quando pronunciò le sue prime parole all’età di 14 mesi, essendo da piccolo un po’ ritardato e balbuziente, disse: “Ave, Maria”: non faceva che ripetere la preghiera frequentemente recitata dai suoi genitori.
La sua più grande gioia era quella di visitare i santuari mariani, di pregare Maria e con Maria, di imitarne le virtù, di cantarne le lodi, di mostrarne l’importanza nel mistero di Dio e della Chiesa.
Attraverso profondi studi teologici, egli comprese sempre meglio la missione di Maria e la sua cooperazione con la Trinità alla salvezza del genere umano e la santificazione della Chiesa. Vivrà i suoi voti religiosi sull’esempio di Maria. Riteneva che, per essere tutti di Dio come Maria, bisognava farsi suoi schiavi, o meglio, schiavi di Dio in Maria; per questo, istituì la Congregazione degli Schiavi di Maria, alla più grande gloria della Trinità, a lode della Madonna, al servizio dei poveri. Per lui, essere schiavo di Maria indicava appartenenza totale a Lei: ” Totus tuus “, per unirsi più intimamente al Cristo e, in Lui, per lo Spirito, al Padre.
La Congregazione da lui fondata aveva carattere laicale: vi potevano aderire persone d’ogni ceto sociale. Gli ascritti, tra i quali figuravano anche il re e i suoi figli, si impegnavano ad onorare Maria, assistendo maternamente i suoi figli prediletti: i poveri. La sua opera sussiste ancora in Ispagna. Colui che è ritenuto uno dei più grandi contemplativi del suo tempo, nella sua opera: ” La preghiera e le sue grandezze ” dimostra che alla dimensione contemplativa va unita quella attiva: le opere di misericordia. Fedele al carisma trinitario, promosse redenzioni degli schiavi, sovvenne a molteplici necessità dei bisognosi, consolò malati, diseredati ed emarginati di ogni genere. Quando ebbe mansioni a Corte, pose come condizione di poter continuare a dedicarsi ai ” suoi ” poveri, che aiutava in mille modi, a qualunque ora del giorno e della notte.
Molteplici sono le manifestazioni del suo amore a Maria. I pittori, che ce ne hanno tramandato l’effigie, pongono sulle sue labbra il saluto ” Ave, Maria “, che egli pronunciava così frequentemente da esser chiamato: ” Il Padre Ave Maria “. Fece stampare migliaia di immagini della Vergine Santissima con la scritta: ” Ave, Maria “, inviandole anche all’estero. Fece confezionare corone del rosario con 72 grani azzurri su cordone bianco, simboli dell’Assunta e dell’Immacolata, a ricordo dei 72 anni della vita di Maria, secondo la credenza di allora, e li diffuse dovunque, anche in Inghilterra. Avvalendosi del suo influsso a Corte, fece incidere a caratteri d’oro sulla facciata del palazzo reale di Madrid il saluto angelico a lui tanto caro: ” Ave, Maria “. Il 5 giugno 1622 impetrò dalla Santa Sede l’approvazione del testo liturgico da lui composto in onore del Dolcissimo Nome di Maria che, più tardi, il Papa Innocenzo XI estese alla Chiesa universale.
Alla sua morte avvenuta il 29 settembre 1624, le onoranze funebri a lui tributate assunsero l’aspetto di una canonizzazione anticipata. Per 12 giorni, i più valenti oratori di Madrid ne esaltarono le virtù e la santità. Impressionato dalla venerazione unanime nei suoi riguardi, il Nunzio del Papa, qualche giorno dopo la sua morte, l’8 ottobre seguente, ordinò che si iniziassero i processi, in vista della sua glorificazione da parte della Chiesa. Clemente XII, il 25 marzo 1735 riconobbe l’eroicità delle sue virtù e Clemente XIII lo beatificò il 19 maggio 1766.
E oggi, 3 luglio, prima che si concluda l’Anno Mariano, il Papa Giovanni Paolo II iscrive nel catalogo dei santi questo grande servo di Maria e padre dei poveri.