San Brizio di Tours Vescovo
13 novembre
m. 444
Nativo della Turenna, Brizio fu affidato a san Martino che lo portò con sé nel monastero di Marmoutier dove, completata l’educazione, emise i voti religiosi. Il suo carattere ribelle lo portò ad avversare il suo stesso maestro. Tuttavia nel 397 si trovò a succedergli sulla cattedra di Tours. Dopo trentatré anni di episcopato, uno scandalo ravvivò antichi malumori nei suoi confronti. Destituito, partì per Roma, lasciando il posto a Giustiniano e poi ad Armenzio, con la speranza di essere riabilitato dal papa. Rimase a Roma per sette anni e, riconosciuto finalmente innocente, tornò a Tours dove guidò la comunità locale ancora per sette anni. Edificò una modesta chiesa in onore di san Martino, nella quale depose il suo corpo, e cinque parrocchie nei villaggi di Clion, Brèches, Ruan, Rédoré, Chinon. Morì nel 444. (Avvenire)
Patronato: Calimera (LE)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Tours nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Brizio, vescovo, che, discepolo di san Martino, succedette al maestro e per quarantasette anni fece più volte fronte a varie avversità.
La Vita di Brizio fu scritta da s. Gregorio di Tours e reca ineorporato in aleuni manoscritti un capitolo dei Dialoghi di Sulpicio Severo nel quale B. viene chiamato col nome di Brictio, Brissone. Nativo della Turenna, Brizio fu affidato a s. Martino che lo portò con sé nel monastero di Marmoutier dove, completata l’educazione, pronunziò i voti. Ribelle per natura, pretendeva di mantenere schiavi e scuderia, finché, sdegnato per la muta disapprovazione dei monaci, tentò di vendicarsi osservando s. Martino per cercare di coglierlo in fallo. Ma la vita di questi era irreprensibile e Brizio, non potendo far nulla, io derideva pubblicamente. I monaci chiesero spesso a s. Martino di punirlo, ma il santo replicava ogni volta: “Se Cristo ha sopportato Giuda, non debbo io sopportare Brizio?”. Secondo Gregorio di Tours, lo stesso Martino gli predisse l’episcopato. Brizio, infatti, gli succedette sulla cattedra di Tours nel 397 non senza opposizione da parte degli antichi con fratelli. Due lettere del pontefice Zosimo del settembre 417 attestano che Lazzaro, futuro vescovo di Aix, accusò Brizio in numerosi concili fino a quello di Torino del 401 nel quale, però, le accuse furono dimostrate faziose.
Dopo trentatré anni di episcopato, uno scandalo ravvivò gli antichi malumori. L’accusa era grave: trattava di un figlio che Brizio avrebbe avuto da una religiosa incaricata di governare il suo guardaroba. Il vescovo fu allora minacciato di lapidazione e, malgrado l’intervento di alcuni difensori, destituito. Partì per Roma, lasciando il posto a Giustiniano e poi ad Armenzio, con la speranza di essere riabilitato dal pontefice. Rimase a Roma per sette anni e, riconosciuto finalmente innocente, tornò a Tours dove governò un egual numero di anni.
Edificò una modesta chiesa in onore di s. Martino nella quale depose il suo corpo, e cinque parrocchie nei villaggi di Clion, Brèches, Ruan, Rédoré, Chinon.
Morì nel 444 e fu sepolto nella chiesa di S. Martino. Il suo culto era fiorente a Tours già pochi anni dopo la morte. La festa si celebra il 13 novembre giorno anniversario della depositio. In tale data è ricordato nel Martirologio Geronimiano e nel Romano.